7 minuti che cambiano la vita

Ci sono momenti che segnano il percorso non solo di un giocatore ma di una intera nazione. È il 66'  minuto della sfida con lo Zambia, la Nigeria non riesce a venire a capo di una partita molto nervosa contro avversari molto decisi e ben organizzati e ha dovuto fare una sostituzione dopo mezz'ora a causa dell'ìnfortunio subito da Onazi. In panchina le opzioni non mancano: ci sono Ahmed Musa che nonostante i soli 25 anni vanta già una notevole esperienza in campo internazionale, Kelechi Iheanacho, forse il miglior talento del calcio nigeriano che in nazionale ha una media realizzativa da record, Oghenekaro Etebo del Feirense la giovane speranza che porta in dote i 4 gol fatti al Giappone durante i recenti giochi olimpici di Rio e poi c'è lui.
Ma non si tratta di un "lui" qualunque: lui è Alex Iwobi nato nel 1996 pochi giorni prima che la Nigeria vincesse l'oro ad Atlanta ed è soprattutto nipote di Jay-Jay Okocha, quel Jay-Jay Okocha, una delle leggende del calcio nigeriano protagonista dei mondiali del 1994, 1998 e 2002. Un modello da seguire, insomma, uno dei principali motivi per cui Alex, che ha fatto tutta la trafila nelle nazionali giovanili inglesi, ha deciso di scegliere il passaporto calcistico nigeriano.
Il tecnico Gernot Rohr ha girato per mezzo mondo e queste cose le sa così non ci pensa due volte e decide di buttarlo nella mischia.
Passano sette minuti e sulla fascia destra si sviluppa un'azione pericolosa di Moses, proseguita da Shehu Abdullahi che quasi dalla linea di fondo mette indietro un pallone che chiede solo di essere spinto in porta. Iwobi è lì e raccoglie al volo l'invito del compagno spedendo il pallone alle spalle del portiere avversario. La sua gioia è quella di tutti i tifosi accorsi in massa al Godswill Akpabio International Stadium di Uyo.
Quasi un anno fa Okocha aveva sorpreso il nipote chiedendogli una sua maglietta preannunciandogli un futuro importante ed ora con la rete realizzata allo Zambia il passaggio di consegne è stato ufficialmente sancito.

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